La jettatura e lo jettatore

La jettatura è una specie di fascino o di influsso malefico, esercitato per lo più da un uomo a danno di chicchessia; il malocchio, invece, è un male che altri volontariamente produce o cagiona col suo occhio, invidioso del bene altrui. Lo sguardo del jettatore è ben diverso da quello di chi fa il malocchio; ma certo il povero jettatore molte volte nuoce senza volerlo, senza saperlo, per una stella maligna che lo perseguita, per una fatalità che incombe a lui; mentre poi, chi fa il malocchio nuoce sapendo e godendo di nuocere, onde l’assioma: Casa ’nvidiata, o iddu è porira o iddu è malata (casa invidiata, o povera o ammalata).

Comechessia, nella credenza volgare avviene una strana confusione dei due fascini; sicché mal si potrebbe determinare i caratteri differenziali dell’uno e dell’altro, e dove quelli finiscano e dove questi comincino. Una cosa però è certa: che il malocchio è una credenza, un domma di fede specialmente delle femminucce dell’infima classe sociale, anche mascolina, e la jettatura una credenza di quasi tutto "il dotto, il ricco, ed il patrizio vulgo", del ceto civile, degli uomini e delle donne che in esso nacquero e vivono: il che non significa già che anch’essi non si risentano delle fisime del malocchio, come le donnicciuole ed i poveri di spirito, di quelle della jettatura.

Lasciamo stare la fotografia del jettatore, dal viso magro ed olivastro, dagli occhi piccoli ed ingrottati, dal naso adunco, dal collo lungo ed arcuato: segni fisici preziosi per chi ci crede, il quale avrà con essi modo di guardarsi.

La presenza del jettatore in un luogo, il sospetto che egli apparisca, il suo nome pronunziato in una conversazione è causa di disastri pubblici e di danni privati. Se tu giuochi a carte ed egli ti si avvicina e ti parla, la fortuna ti volta le spalle; se sei in vettura e lo incontri, il tuo cavallo s’impenna, la vettura si capovolge, tu stesso ti sloghi un piede, o ti rompi la noce del collo. Se in una adunanza devi leggere o cantare, la voce ti si affiochisce, ti si spengono i lumi se di sera, ti si spalanca una finestra se di giorno, portandoti via o disordinandoti i fogli, quando pure non ti assalga un malanno. Se sei amante riamato, il jettatore basta a intiepidire il cuore della tua bella. Se un tuo affare importantissimo dipende da un amico, costui si ammala proprio il giorno che n’hai bisogno, mentre fino a ieri egli era a tua disposizione. Se hai una causa in tribunale, gli incartamenti tardano a giungere e, giunti, vi manca un documento capitale, o il tuo avvocato è impedito, o un giudice – proprio quello che avea capito la causa e ti era favorevole – è preso da una colica secca: e per via di contrattempi, avvicinandosi le ferie, vieni condannato a danni, spese ed interessi. Si vuole altro? Un negoziante, un venditore qualunque, cui il jettatore "prenda di mira", come dice il popolino, a poco a poco vede disertare la sua bottega dagli avventori; un bambino, per occulto, inesplicabile malore, viene intristendo; tutti i guai di questo povero mondo piovono sulla casa, sulla famiglia guardata dal jettatore.

Tale essendo costui, chi non ne ha terrore? E da qui una gran cura per premunirsi da possibili danni e per neutralizzare la sua "potenza di fare altrui male".

Una formola popolare passa a rassegna gli antidoti e gli amuleti contro la jettatura:

Corna curnicchia,
L’agghiu a tri spichia,
Lu gnuri ’ntra lu cocchiu
’N firettu dintra l’occhiu,
’Na cuda di firuni,
’Na zampa di liuni,
’Na ’rasta di zammara,
’N manicu di quartara,
’N curnicchiu di curaddu,
Lu ferru di ’n cavaddu,
Chiantata cu li spinguli la cucca,
E lu scunciuru sempre ’ntra la vucca. (Catania).

(Corni, cornicini, – l’aglio a tre spicchi – il cocchiere sul cocchio, – una forcina nell’occhio (di chi vuol male a me), – una coda di fiera (delfino?), – una zampa di leone, – un testo con agave, – un manico di brocca, – un cornicino di corallo, – un ferro di cavallo, – una civetta (attaccata alla porta o altrove) con gli spilli, – e lo scongiuro sempre (pronto) in bocca).

Qual’è egli questo scongiuro senza del quale tutti gli oggetti antistregatorî di questo mondo non avranno efficacia o l’avranno limitatamente? Io ne richiamo soltanto uno, perché chi ci presta fede e ne ha bisogno lo reciti a suo beneficio e salvazione:

Cornu, gran cornu, ritortu cornu,
Russa la pezza; tortu lu cornu;
Ti fazzu scornu.

Vaju e ritornu,
Cornu! cornu! cornu!

 

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