Scongiuri Cilentano

La lunga serie di "scongiuri"sono retaggio della superstizione, ma anche dell'ultima traccia del mondo pagano-medioevale. Le forze della Natura sono viste come maligne o benigne, a seconda se arrecano malanni o portano bene. Queste ultime, che di solito si identificano coi Santi protettori, sono invocate; le altre invece vengono allontanate per mezzo di oggetti comuni (forbici, falce, olio, ecc.) sui quali si scarica la loro forza maligna. L'oggetto, di solito un arnese legato alla coltivazione, viene scagliato lontano o bruciato o sotterrato; tre momenti questi che racchiudono le simbologie classiche della Natura: la forza vitale che viene dalla terra e che può arrecare danno, ad essa deve tornare mediante l'allontanamento dallo spazio abitato (la casa) o la distruzione (fuoco, sotterramento).

Ecco lo scongiuro contro il malocchio (9) che serve ad individuare la presenza di una "fattura". La pratica è diffusissima ancora oggi: si appresta un piatto con dell'acqua e in esso si fanno cadere alcune gocce di olio prese col dito da una candela accesa. Mentre il maluocchiàto (= colui che ha subito la fattura) tiene una mano sul piatto, si pronunziano queste parole, scaraventando lontano le furfucèdde ( = forbici). <b>Se le gocce d'olio si allargano, vuol dire che il malocchio c'è; allora si procede ad altre formule più segrete</b>, (anche per noi) perché si crede che rivelandole vada perduto tutto il loro potere:

Uocchio, maluocchio,
furfucèdda all'uocchio:
schiatta la mmiria
e crepa lu maluocchio.
Uocchio, maluocchio,
chi tène mmiria pozza schiattaràre.
L'accètta ogni male annètta;
'a ronca ogni male stronca.
Santu Rumìnico àuto e forte
tre cose peggio cummannàva:
lu freddo, la frève
e la roglia re capo.
Re capo 'i pigliava
e nterra 'i ghittàva.
(si ripetono i primi sei versi e poi si conclude):
Dio ci liberi da ogni povero cristiano!

Ecco una variazione della precedente con la quale si invoca la fonte della Vita ed il momento della nascita di Cristo per togliere il malocchio dal figlio (10):

A Bettellèmme è nato nu figlio,
senza rulùri l'ha fatto la mamma:
bella la mamma, bello lu figlio,
lèvami l'Uocchio ra coppa a stu figlio!

Gli scongiuri contro i malanni fisici giungevano ad essere specifici per ogni male; ecco quello contro un comune mal di pancia nel quale vengono invocate tutte le forze naturali e i legami più sacri, come quello del matrimonio (11):

Giesù passào, repòsa cerco;
buono marito, strèma muglièra;
acqua bagnata, Sacramento nturriàto
fa passà la panza a…
ca Giesù l'ha ccumpagnàta!

Ed ecco ora lo scongiuro contro la mmiria (= invidia) considerata la causa prima di ogni malanno (12):

Fui, mmiria, uocchio sicco,
và vattìnne mbieri n'arbero sicco;
porto na sguarrèra e t'assìcco;
porto fàuci, accette e ronchi
pi taglià novi mali ntrùnchi.
Santo Francisco, monaco re Cristo,
salvati l'uocchio a chisto
cume salvasti li cinco piàe ri Gèsu Cristo.
Gièsu Cristo vivo, Gièsu Cristo morto,
Gièsu cristo resuscitato.

Le tempeste erano la disgrazia più grave per un contadino: la Tradizione Orale tramanda molti racconti nei quali l'intero raccolto andava perduto (13). Allora la paura di una punizione che veniva dal Cielo, era lenìta con invocazioni ai Santi e alle Forze Naturali. Nello scongiuro contro la rattrumènta (= grande tempesta) viene invocato San giovannnnni, l'autore dell'Apocalisse, e il sangue di San Gennaro (14):

San Giovanni mio nù dòrme,
nitri nuvole so asciute:
una r'acqua, n'auta re viento,
n'auta porta na rattrumènta.
Acqua, Viento e Rattrumènta
và vattìnne into a nu vosco scuro,
addùvi nù canta 'allo
e nù praticano fatiatùri.
Innàro mio ri Napuli,
sì ri Napuli uardiàno,
cu lu sangu ri la tua testa
Dio nci liberi ra ogni timpèsta!.

Infine ecco un brano che rappresenta un momento caratteristico della cultura contadina. Durante i temporali il "pater familias " recitava questo scongiuro per allontanare la caduta dei fulmini; la Madonna e santa Barbara, padrona dei fulmini, diventano qui divinità personificate e umanizzate. La caratteristica forma di religiosità della prima parte, cede il posto, negli ultimi versi, allo scongiuro vero e proprio affinché le Forze della Natura scarichino la loro violenza in zone disabitate (15):

Santa Barbara jia pe mare,
nun se mbunnìa, nun se bagnava.
Le scuntào Santa Maria:
"ddu vaje, Barbara mia?".
"Vào accugliènno li tròna e li lampa,
ca Dio nce libara a tutti quanti!
Ca nun sia mai, avessero carère,
a ddu nù loce luna,
a ddu nù nce so piccole criatùre!".
Tròna e lampa fatti arràssa,
ciento miglia e ciento passi!.

9) Ascoltato a Cannicchio dalla voce della Sig.ra Olimpia Rascio; trad.:

"Occhio e malocchio / forbici all'occhio / crepi l'invidia / crepi il malocchio / Occhio malocchio / chi ha invidia possa crepare / La scure ogni male taglia / la roncola ogni male recide / San Domenico alto e forte / tre cose peggiori dominava / il freddo, la febbre / e i forti mal di capo / Li afferrava dalla testa / e li restituiva alla terra".

10) Ascoltato a laureto dalla voce della Sig.ra Rosa Villano; trad.:

" A Betthelemme è nato un bambino / senza dolori l'ha partorito la madre / bella è la mamma, bello è il figlio / togli il malocchio da questo mio figlio".

11) Ascoltato a laureto dalla voce della Sig.ra Maria Bianconelli Felicia; trad.:

"Gesù passò, riposo cercò / un buon marito, una cattiva moglie / acqua bagnata, Sacramento esposto / fà passare il mal di pancia… / che Gesù l'ha accompagnata".

12) Ascoltato a Roccagloriosa dalla voce della Sig.ra Carmela Coraggio; trad.:

"Và via invidia, occhio malefico / vattene ai piedi di un albero secco / porto una grossa falce e ti uccido / porto falci, scuri e roncole / per recidere nove mali decisamente / San Francesco, monaco di Cristo / salvate la buona salute a costui / come riceveste le cinque piaghe di Cristo / Gesù Cristo vivo, morto e resuscitato".

13)Vedi Viaggio nel Cilento, op. cit., alla voce "Orria".

14) Ascoltato a Roccagloriosa dalla voce della Sig.ra Carmela Coraggio; trad.:

" San Giovanni mio non dormire /
nere nuvole sono uscite / una che porta la pioggia, un'altra vento / e un'altra una tempesta / Acqua, Vento e Tempesta / vattene in un bosco buio / dove non canta il gallo / e non vi praticano lavoratori / Gennaro mio di Napoli / sei di Napoli il guardiano / con il sangue della tua testa / Dio ci liberi da ogni tempesta".

15) Ascoltata ad Acciaroli dalla voce della Sig.ra Amina Fedulla; trad.:

" Santa Barbara andava per mare / non si bagnava, non si bagnava / La incontrò Santa Maria : / " Dove vai Barbara mia?" / Vado raccogliendo tuona e fulmini / che Dio ci liberi tutti quanti! / Che se dovessero cadere, non sia mai / (cadano) dove non canta il gallo / dove non risplende la luna / dove non vi abitano bambini / Tuoni e fulmini allontanatevi / cento miglia e cento passi".



http://www.ilpaeseonline.it/agosto2003/agosto25.htm