contro il mal di milza

Contro il tumore di milza per febbri miasmatiche ostinate:

a) Per tre mattine di seguito, in sul far dell’alba, si pricanta in questa maniera:

Un uomo sano o una donna sana che voglia guarire un altro, si volge verso l’oriente, e con un’accetta in mano sulla parte ammalata viene segnando tante croci quanti sono i seguenti versi; tenendo presente che all’ultimo verso debba lasciarsi cader di mano l’accetta. Il pricantu è questo:

Ti salutu, bon’alba e bonu Ddiu

Tagghiatimi la mèusa supra lu corpu miu:

Lassatiminni un pizzuddu

Quantu mangiu e bivu.

Versione: Ti saluto buona alba e buon Dio. – Tagliate sul mio corpo la milza, – lasciatemene [però] un pezzettino, – tanto che io possa mangiare e bere che io possa continuare a vivere].

Per ciascuna delle tre mattine lo scongiuro si ripete tre volte. (Casalvecchio).

 

b) Squagghia, squagghia, mèusa mia,

Comu nesci lu suli d’Elia,

Sarbiminni quantu serbi a mia.

Versione: Squaglia, squaglia, milza mia, – come esce il sole d’Elia, – serbane per me quanto ne ho di bisogno io.

Mentre si recita questo scongiuro si fa strofinando sul fianco sinistro una miscela di olio di mattone, olio di cotone, succo di articolazioni di fichi d’India e farina di segala. (Acireale).

 

c) Si ha una variante dello scongiuro, ed è la seguente, nella quale la milza si vuol portarla via intera:

Sona Santu, o campana pia.

Tagghia la mèusa sinu a la cima.

E tantu la pozza tagghiari,

Chi nun putissi nè crisciri nè ammancari (Mazzara).

Versione: Suona Santo, o campana pia, – taglia la milza [mia] fino all’alto, – e tanto tu possa tagliarla – che essa non cresca ne diminuisca più!

Si mette in un piattello dell’olio e del sale, vi si bagnano le dita della mano diritta e si poggia questa sul fianco ov’è il gonfiore, mettendovi sopra l’altra mano. In questa posizione si fanno quattro strofinazioni rette, una ad ogni verso, ed in modo da formare due croci, recitando la preghiera:

Quannu sona la prima campana

Avissi a passari sta mèusa ’n chinu;

Ni resta quantu ’na pinna di gaddina

Pri fari culazioni la matina.

Tutta l’operazione bisogna replicarla tre volte e per tre giorni di seguito. Se fatta di mercoledì o di sabato basta un solo giorno.

Nel frattempo all’ammalato che sta supino si fa recitare un’ave e un pater alla Madonna, e poi gli si raccomanda di fare per 8 giorni strofinazioni di olio e sale, di non mangiare pane asciutto, e di tenersi a cibi leggieri.

Perché la preghiera riesca deve essere appresa la notte di Natale. (Acitrezza).


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